EMDR a Morbegno – ce ne parla la Dr.ssa Silvia Giana
Cos’è l’EMDR come può aiutare negli stati d’ansia EMDR: cos’è? L’ EMDR (dall’inglese Eye Movement Desensitization and Reprocessing, Desensibilizzazione e rielaborazione attraverso i movimenti oculari) è un trattamento psicoterapeutico scoperto, nel 1989, dalla psicologa americana Francine Shapiro. Utilizzato, in origine, per alleviare lo stress associato ai ricordi traumatici, ha avuto, negli anni, abbondanti ricerche cliniche che hanno coinvolto psicoterapeuti, ricercatori della salute mentale, neurofisiologi. EMDR: come può aiutare? L’approccio EMDR offre l’occasione non solo per rielaborare i traumi del passato, ma anche per potenziare le capacità personali e le risorse individuali, per affrontare le sfide della vita quotidiana con serenità e sicurezza, senza sentirsi in balia dei sintomi dell’ansia. Il lavoro psicoterapeutico prevede la rielaborazione di tutte quelle esperienze angoscianti legate alla storia della persona e che possono essere causa della sintomatologia ansiosa. L’ansia è un’emozione universale che non sarebbe, di per sé, inadeguato provare, in quanto rappresenta una componente necessaria della risposta dell’organismo allo stress. L’ansia, o meglio la risposta ansiosa agli eventi, non ha sempre e necessariamente caratteristiche negative. L’ansia viene considerata patologica quando disturba, in misura più o meno notevole, il funzionamento psichico globale, determinando una limitazione della capacità di adattamento dell’individuo. Le componenti dell’ansia L’ansia sembra avere varie componenti: La componente cognitiva implica aspettative di un pericolo diffuso e incerto e una sensazione di pericolo imminente. La sovrastima del pericolo e la sottostima delle capacità di fronteggiarlo riflettono, nei disturbi d’ansia, l’attivazione dei cosiddetti “schemi di pericolo”. Spesso le persone che soffrono di un disturbo d’ansia hanno un pensiero catastrofico, pensando e prevedendo sempre scenari molto negativi. Dal punto di vista somatico (o fisiologico), il corpo prepara l’organismo ad affrontare la minaccia (una reazione d’emergenza): la pressione del sangue e la frequenza cardiaca aumentano, la sudorazione aumenta, il flusso sanguigno verso i più importanti gruppi muscolari aumenta e le funzioni del sistema immunitario e di quello digestivo diminuiscono. Dal punto di vista emotivo, implica una complessa combinazione di emozioni negative che includono paura, apprensione e preoccupazione ed è spesso accompagnata da sensazioni fisiche come palpitazioni, dolori al petto e/o respiro corto, nausea, tremore interno. Dal punto di vista comportamentale, si possono presentare sia comportamenti volontari sia involontari, diretti alla fuga o all’evitare la fonte dell’ansia. Questi comportamenti, quali l’ansia anticipatoria e l’evitamento, sono frequenti e spesso non-adattivi, dal momento in cui limitano gli spostamenti e il coinvolgimento in situazioni di vita o lavorative che la persona può vivere come ansiogene. In ogni caso l’ansia non sempre è patologica o non-adattiva: è un’emozione comune come la paura, la rabbia, la tristezza e la felicità, ed è una funzione importante in relazione alla sopravvivenza. Approfondimento a cura della Dr.ssa Giana Silvia Psicologa specializzata in Psicoterapia